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OZ

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Niente da dire, HBO fa scuola.

Dopo aver visto e apprezzato la serie tv “The Wire” e non potendo sopportare per più di una stagione “Prison Break”, da amante dello sfondo carcerario ho deciso di concentrare l’attenzione delle mie pupille su quest’altro gioiello sfornato dall’emittente televisiva statunitense. Quando recensivo videogames apprezzavo tantissimo il genere simulativo perché cercava di proporre un gioco molto vicino alla vita reale, raccontando i fatti per come realmente accadono senza ricamarci sopra novelle di ogni tipo. OZ prova a fare questo, se ne sbatte dei falsi moralisti e ci mostra un penitenziario di massima sicurezza dove ne succedono di cotte e di crude. Chissà, forse in questa serie l’infermiera proverà a farci la pelle.

Realizzata tra il 1997 ed il 2003 OZ è una serie televisiva concepita da Tim Fontana e prodotta da Barry Levinson. Suddivisa in 6 stagioni (solo 4 verranno trasmesse in Italia) Oz si svolge presso il penitenziario di massima sicurezza Oswald, noto a tutti come Oz. Nonostante ogni episodio dura 55 minuti (forse un record) l’atmosfera non perde un colpo e vi costringerà a rimanere incollati allo schermo per  conoscere le sorti del malcapitato di turno. Dentro il carcere troviamo criminali di ogni genere (catalogati in modo originale dalla voce narrante di Harold Perrineau), pronti a darsi battaglia per conquistarsi la loro fetta di potere nel centro di detenzione. Lo spettatore vede le vicende con gli occhi di Tobias Beecher, una persona comune, di sani principi, un brillante avvocato che dopo aver investito con la sua autovettura una bambina sarà costretto a confrontarsi con l’ambiente ostile di OZ. Modificherà il suo carattere per cercare di sopravvivere. Si ritroverà in una location dove la violenza è una componente fondamentale per la sopravvivenza.  Non stiamo parlando di Bear Grylls, a Oswald si fa sul serio; la regola di OZ è: “Vivere o Morire”.

Nonostante sia rivolto a una fascia ristretta d’utenza OZ  si rivela un prodotto curato e di alto livello. Le scene, anche le più violente, sono spesso la conseguenza di situazioni studiate a puntino. Per una volta la violenza non ha bisogno di essere censurata perché traspare da ogni inquadratura. OZ tenta di mostrarci la vita di questi prigionieri all’interno di un carcere di massima sicurezza e lo fa senza mezze misure riuscendo nell’intento di descrivere la vita reale e cruda dei tanti carcerati che incontreremo lungo tutto l’arco della storia. E’ una serie innovativa che forse ha pagato il suo lato cruento ed oltraggioso. Lo sfondo moralistico, (se mai ce ne fosse uno) è che il crimine non paga e la permanenza in carcere non ci sarà di grosso aiuto per cambiare in meglio il nostro lato umano, anzi, ci renderà ancora più criminali.
Lo consiglio agli amanti del genere thriller/ drammatico  ed a tutte le persone capaci di reggere 1 ora assieme a questi ruvidi carcerati senza scrupoli.

Sandro Aru

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