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Un malato terminale al 50% riscopre i piaceri della vita e la voglia di combattere la malattia grazie all’amore per una ragazza e all’affetto sincero del suo migliore amico. Detta così, la formula apparentemente logora e poco audace, non colpisce e non brilla certo per originalità.
Un pronostico assolutamente rovesciato dall’allievo di Schrader, Jonathan Levine, che in questo film mette in scena una tragica disgrazia in chiave assolutamente ironica. Chi si aspetta di assistere all’ennesimo melodramma strappalacrime è destinato a restare deluso; si dispensa da kleenex e spirito di immedesimazione compassionevole, niente piagnistei, ma solo un’atmosfera vagamente malinconica reinterpretata con un leggero e godibile umorismo che rompe ogni schema preconfezionato per raccontare una storia come tante, in modo ambizioso e per questo apprezzabile.
In questa commedia, liberamente tratta dalla vita dello sceneggiatore Will Reiser, è il serafico e sempre più acclamato Joseph Gordon-Levitt a vestire i panni dello sfortunato Adam, un giovane che ama la sua vita (con tutte le sue stranezze) e il suo lavoro ma che improvvisamente si ritrova a dover fare i conti con il cancro, un imprevisto che gli farà riscoprire gli affetti reali e ripulire la sua vita dalle persone sbagliate, come l’infedele fidanzata Rachael che nonostante le laute promesse, preferirà prendere le distanze dalla malattia di Adam e continuare a nutrirsi solo del suo egoismo e delle sue effimere ambizioni da pittrice.
Abituato a tagliare fuori dalla sua vita una madre troppo invadente e pedante e un padre malato di alzheimer che non ricorda nemmeno di avere un figlio, Adam si è sempre circondato solo di qualche amico, della fidanzata e dalla scoperta della malattia di alcuni simpatici compagni di chemioterapia, spassosi vecchietti che renderanno le sue lunghe giornate in ospedale dei piacevoli e salottieri rendez-vous.
L’esuberante e sconsiderato Kyle, suo migliore amico, la cui unica preoccupazione quotidiana sembra abbordare l’ennesima donna di turno e che lo esorterà a godersi la vita sfruttando la sua malattia per rimorchiare, si rivelerà in fondo un amico fidato e sincero che gli farà aprire gli occhi sulla vera natura di Rachael.
E dulcis in fundo, Katherine una innocente e giovane terapista alle prime armi, che tenta, inizialmente con scarso successo, di aiutare Adam ad affrontare e gestire la sua nuova condizione. Tra i due nascerà un dolce e tenero sentimento che non potrebbe non culminare in un preannunciato e sperato happy end; una prevedibilità gradevole, che in questo caso non guasta.
Malattia e amore, un binomio inflazionato e abusato ma che riesce questa volta con toni sommessi, a suscitare immedesimazione e coinvolgimento tra un sorriso e l’altro, evitando accuratamente una cadenza troppo commovente e angosciante e assolvendo quindi in pieno ai propositi della commedia.

Chiara Temperato

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