NEBBIA.
Un bambino (Jimbo) su una bicicletta, armato di arco e frecce, avanza in uno scenario da guerra, con armi decisamente fuori moda.Sul manubrio della bici c’è attaccata la foto di una ragazza; quella è la sua direzione.
Non c’è pace per i dannati in un mondo in piena emergenza sanitaria ( il contagio trasforma gli uomini in Zombie ), dove gli unici superstiti sembrano essere un gruppo di tre ragazzi, poco più che bambini, che si divertono a (non)ammazzare un non-morto. Guardando i sadici e cruenti ragazzi, turpe il loro linguaggio e turpi le loro azioni, si può quasi provare pena per lo Zombie incatenato e seviziato nel cortile. Ma tutto questo a Jimbo non interessa, a lui interessa Sarah Jane.
Nel cortile degli orrori, quello che sembra essere un gioco- o un videogioco (?) – si rivela in realtà una tragica pratica di eutanasia, o almeno così dice un ragazzo, brandendo una sega elettrica. E poi, come un “Deus ex machina”, arriva Sarah Jane, capelli lunghi al vento, piedi scalzi e shorts: vendicatrice ed angelo della morte. Colpi di badile ripetuti al ragazzo con la motosega, che si sta trasformando in Zombie, ed un solo, secco, micidiale colpo nel cranio dello zombie; “You out of your fucking misery yet?”(è già finito il tuo cazzo di tormento?)-dice la ragazza, cinica e beffarda. Ti amiamo anche noi, Sarah Jane.
“I love you Sarah Jane “è un cortometraggio horror, ma al contempo non lo è affatto. Si sente parlare alla tv di attacchi degli zombie, ma noi ne vediamo solo uno e perlopiù incatenato. Il vero orrore è la violenza, il gusto nell’esercitare la violenza e l’indifferenza nel guardare la violenza. Sembra tutto essere una grande partita di un videogioco, nemmeno tra i più originali.
Questo è un cortometraggio d’amore vestito da splatter; un amore che va oltre la devastazione, la paura, la morte: l’amore platonico di jimbo per Sarah Jane. Il sorriso del ragazzo alla fine ci ripaga di tutto quel sangue e viscere e urli mostruosi.
Lieto, lietissimo fine.. Anche se forse non vissero tutti felici e contenti.
Chiara Di Sante
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